Ictus[1]

 

Guardo i tuoi occhi a cercare

L’ombra del cuore d’allora:

La tua forza di viver e d’amare

 

Dove i miei occhi trovavano allora

E trovano, adesso, la pace e ‘l ristoro.

 

Ora, tu sei nonna ai miei figli.

Non so come presentar loro

Quei tuoi dolci e cari consigli.

 

Sulla povera sedia rotella

Or non vedi

non senti

non sei

 

La vita ti sembra ancor bella?

Non so, ricordando qual’eri

Non lo so,  vedendo qual sei!

 

Non posso credere che ora

Sei tu che hai bisogno

Di me, ma lo sento,

come in un brutto sogno:

 

E sento un rimorso

Per tutte le volte

 che (non) lo sapevo

e non t’ho soccorso.

 

Vita breve, veloce, lontana, tiranna

Che passa, che vola ed inganna!

Già son più vecchio di come ricordo

Te, quando bimbo, fanciullo, adolesco

Guardavo, e tu mi davi ‘l soccorso

 

Anche ora la vedo,

forse più spesso ch’io crede

Anche a me verrà questo peso

che tu ora porti sì lieve.

 

I miei figli

che già mi vedono vecchio

Avranno anche loro i lor figli,

ed io sarò come un tuo specchio
 

Tu piccola, grande vecchietta

Morivi[1]

ed io ti teneva la mano

 

Riapristi i tuoi occhi

coraggiosi e gentili

Mi lasciavi: ti dissi ti amo

E tu ancora tornasti al richiamo.

 

I tuoi sensi, il tuo cuore è ancor quello

 Più lento, più dolente è il tuo passo,

che chiede pazienza, non canti d’uccello:

Così la tua mente, dal muovere lasso

Richiede rispetto al più lento suo passo.

 


[1]La lunga malattia della mia mamma

[2]Andò in coma nel 1998: io la tenevo per mano parlandole e lei si risvegliò


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