Il sasso

 

 

Sto qui seduto,  parlando ad un sasso

E lo chiamo mia madre, o “vecchiotta”

Con la voce rotta, con il viso basso

 

La povera polve che ora qui resta

Ha si’ tanta forza, da darmi un delirio

Da darmi martirio, da darmi alla  testa?

 

E strane cose succedono, ascolta!

“Era già mo’ che dovevo venire.”

“Ho poco da dire, un po’ sono in colpa.”

 

“Volevo venire a veder come stai..

Dovevo venire a cercare sollievo”

Se ora mi levo, mi dici: “ Ristai.”

 

Mi dici, (ma come?) Tu omai non sei più

Martina oh! Nonna, non conoscerai

Nel mondo che ormai non guarda lassù.

 

Si muore ed i sensi non sono già più

Lo spirto e l’amore li porti con te

Il ricordo di te dura poco di più.

 

I figli, i nipoti: più in la non si va:

affetti passati, settembrine rose!

Facesti di cose che nessuno sa!

 

Ora posso andare? Mi strappo da qui?

Proprio non riesco a pianger così!

 


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